sabato 16 febbraio 2008

GIU LE MANI DALLA 194

L'Unione degli Universitari ritiene che quanto successo a Napoli, ovvero il blitz della polizia ordinato da un Magistrato nel reparto maternità, sia un atto di estrema gravità.
Si tratta di un primo esempio lampante di come la campagna antiabortista in atto si possa facilmente trasformare in violenza sulle donne, contro la loro loro persona e la loro dignità. Una campagna condotta con furore ideologico e fanatismo contro una legge dello Stato che in realtà nel corso degli anni ha ridotto drasticamente il ricorso all'interruzione di gravidanza ed ha posto fine al ricorso al meccanismo dell'aborto clandestino.
Nel caso specifico di Napoli questa violenza è stata perpetrata, senza un minimo di rispetto nei confronti di una donna già provata da un'esperienza drammatica come l'interruzione di gravidanza a scopo terapeutico, ignorando ogni principio di funzionamento democratico del nostro Paese (la denuncia anonima che determina l’intervento di un magistrato che non effettua verifiche, l’irruzione in un ospedale, l’intimidazione di altre pazienti, la privacy).
Alla vittima di tali inaccettabili violenze esprimiamo tutta la nostra solidarietà, e riteniamo indispensabile che le dovute scuse vengano porte anche dalle autorità competenti.
Crediamo che la polemica riguardo la legge 194/78 sia uno dei tanti aspetti che denota come lo Stato italiano stia vivendo un periodo di regressione rispetto al concetto di laicità dello Stato, anche e soprattutto negli aspetti concernenti l'autodeterminazione della donna e la sessualità. Apprendiamo, da Repubblica, senza troppo stupore ma con grande sgomento, il fatto che l'Italia non possa nemmeno essere inserita all'interno di uno studio europeo riguardo le abitudini sessuali dei giovani perché, secondo il Ministero della Pubblica Istruzione, è troppo imbarazzante consegnare a dei quindicenni una lista di metodi contraccettivi e chiedere loro quali fra essi utilizzino.
Riteniamo in questo momento prioritario mettere in campo una seria operazione di educazione sessuale, cosa che fra l'altro risolverebbe in gran parte il problema degli aborti come rimedio a fronte di gravidanze indesiderate, insegnando ai giovani l'utilizzo corretto della contraccezione, unitamente alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale.
Lavoriamo per costruire nuovi diritti, lottiamo per difendere quelli che già esistono.


tratto da www.udu.it

domenica 10 febbraio 2008

IN RICORDO DEI CADUTI DELLE FOIBE

Le Foibe, non sono solo voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall'erosione di corsi d'acqua, che possono raggiungere anche i 200 metri di profondità, ma rappresentano anche delle inguaribili ferite nella memoria e nella coscienza di molti italiani. In quei luoghi dall'8 settembre del 1943 e fino a tutto il 1946, in Istria prima e poi nel territorio di Trieste e in gran parte della Venezia Giulia, i partigiani delle formazioni titine, usavano le foibe per eliminare, gettandoveli dentro, i "fascisti italiani", militari o civili che fossero. Comunemente, prima di essere gettati nelle fosse, gli uomini e le donne, rastrellati e strappati dalle loro case e condannati senza processo alcuno, erano evirati, stuprati, accecati, torturati. Alcuni furono legati a cadaveri con filo spinato e quindi gettati vivi nei crepacci. Il numero così delle persone sterminate non è mai stato accertato. Nelle foibe furono precipitati civili d'ogni credo e colore politico.
La commeroazione dei caduti nelle Foibe, così come lo è quella della Giornata della Memoria, non deve essere solo un momento di pura riflessione o peggio una semplice contrapposizione tra tragedie. Speriamo che momenti come questi siano il punto di partenza di una nuova storia, immune da drammi e violenze contro lo "straniero" o il "diverso".